Tra i momenti più belli che una persona possa vivere nella propria vita, c’è sicuramente la nascita di un figlio. Tutti desiderano diventare genitori e tramandare le proprie conoscenze ed esperienze alle generazioni future. Certamene è una emozione che non si può spiegare a parole, per questo motivo moltissimi neo-genitori vogliono dimostrare tutta la loro gioia dando al figlio tutto ciò di cui ha bisogno per crescere forte e sano.
Le spese da sostenere sono tantissime, specialmente agli inizi, per questo motivo si è pensato di dare una serie di aiuti per far fronte a tutto ciò. Oltre ai tantissimi bonus dati dallo stato, i nuovi genitori possono godere di un prestito per neonati. Si tratta di una misura che permette di ammortizzare le spese, così com’è accaduto anche per il prestito per i matrimoni.
Il prestito di cui andremo a parlare è il Fondo di sostegno alla natalità. Se non ne hai mai sentito parlare, ecco tutto ciò che c’è da sapere.
Fondo di sostegno alla natalità, cos’è e come funziona
Il Fondo di sostegno alla natalità non è altro che un prestito istituito nel 2016 e volto ad aiutare tutti quei giovani che vogliono costruire una famiglia, ma che non riescono ad ottenere credito dalle banche a causa di garanzie mancanti oppure situazioni particolari alle spalle.
È destinato a una fascia ben precisa di neogenitori che vogliono allargare la coppia con un nuovo arrivo, utilizzando dei fondi delle banche in assenza di coperture idonee. Quello che fa lo Stato, con il Fondo di sostegno alla natalità, non è anticipare la somma o erogare il finanziamento, ma semplicemente fa da garante per il 50% della somma richiesta. Chiaramente in assenza di mancato pagamento della rata si diventa morosi e si potrà essere oggetto di intimidazioni di pagamento.
A differenza degli altri prestiti, c’è un vantaggio: si può estinguere il prestito tranquillamente, senza il bisogno di dover pagare delle penali.
Per questa tipologia di prestito lo Stato attua una specifica somma. Qualora i fondi dovessero terminare, non si può fornire la copertura di garanzia. È anche vero, però, che l’ultima parola spetta sempre agli istituti di credito e alle banche che non accettano tutti indistintamente, ma c’è comunque una attenta selezione per far si che non ci siano problemi con le rate da pagare.
Requisiti per accedervi
Come per ogni prestito, anche in questo caso troviamo dei requisiti per potervi accedere. Ogni coppia potrà richiedere un massimo di 10.000 euro per bambini nati oppure adottati, fino al loro compimento del terzo anno di vita, senza nessun limite di reddito. Chiaramente si potrà richiedere un solo prestito.
Come si richiede? Semplicemente ci si reca in una banca o un intermediario finanziario che ha aderito alla misura dello Stato. Qui verranno spiegate le procedure da seguire per poter ottenere la cifra desiderata, a patto che si rispettino i seguenti requisiti:
- Cittadinanza italiana, oppure di uno Stato membro dell’Unione europea oppure, in caso di cittadino extracomunitario, permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo (di cui all’art. 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modificazioni);
- Residenza in Italia.
Non esistono categorie che possono godere di priorità, così come non esiste nessuna limitazione di reddito così come vincolo per l’utilizzo della somma prestata.
Altre misure per sostenere la natalità: assegno unico
Per quanto riguarda i prestiti per le giovani coppie che desiderano avere un figlio, ma non hanno le giuste garanzie, il Fondo di sostegno alla natalità al momento risulta essere l’unica soluzione.
In alternativa, però, c’è una soluzione proveniente dallo Stato che permette di supportare le famiglie lungo il percorso di crescita dei propri figli. Stiamo parlando dell’Assegno unico, tra le ultime misure introdotte e che hanno aiutato milioni di famiglie in Italia. Quello che si vuole fare è contribuire al sostegno della natalità dando un contributo economico per ogni figlio a carico fino al 21esimo età. Non ci sono limiti d’età in caso di figli disabili.
Viene garantito a tutte le famiglie, ma a cambiare è il valore della cifra che dipende dall’ISEE presentato al momento della richiesta. Più basso sarà e più la cifra sarà alta.
Da sottolineare che questa misura ingloba tutte le altre fatte per il sostegno alla famiglia:
- Detrazioni fiscali per i figli a carico fino ai ventuno anni d’età;
- Bonus bebè;
- Bonus mamma domani;
- Assegni alle famiglie con figli e orfanili;
- Assegno per supportare i genitori con almeno tre figli minorenni.
Come funziona
L’Assegno unico viene erogato dall’INPS ogni mese e avviene sul conto corrente o tramite bonifico. Allo Stato non importa la propria condizione economica di chi presenta la richiesta, non si viene esclusi se non si presenta l’ISEE, in quanto serve solamente per capire quanto poter dare a quella determinata famiglia. In ogni caso la misura spetta:
- Dal settimo mese di gravidanza per i nuovi nati;
- Per ogni figlio con disabilità, senza un limite dovuto all’età;
- Per ogni figlio minorenne;
- Per ogni figlio maggiorenne a carico, fino ai ventuno anni d’età, il quale deve:
- Frequentare un corso professionale, andare a scuola o all’università;
- Svolgere uno stage o lavorare ma avere reddito inferiore agli ottomila euro all’anno;
- Sia in cerca di lavoro (deve essere registrato ai centri pubblici come disoccupato e in cerca di occupazione)
- Essere coinvolto in un’esperienza di servizio civile.
Quali sono i requisiti per l’assegno unico
È vero che non si viene esclusi in caso di richiesta della domanda, proprio perché non dipende dal tipo di lavoro che si svolge o dal tipo di condizione economica, ma esistono comunque dei requisiti da dover rispettare per ottenerlo. Questi sono:
- Essere cittadino italiano o di un Paese europeo oppure essere familiare di un cittadino italiano o UE, in alternativa è necessario avere regolare permesso di soggiorno per lunghi periodi o per lavorare o svolgere ricerca per periodi superiori ai sei mesi;
- Avere domicilio o residenza in Italia ed essere stato per almeno due anni residente in Italia oppure abbia un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato di almeno sei mesi;
- Essere soggetti al pagamento dell’Irpef.