Ad aprile 2023, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’8,2% su base annua, rispetto al +7,6% del mese precedente. Tuttavia, la stima preliminare era di un incremento dell’8,3%. Questi dati sono emersi dall’analisi condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). L’entità dell’aumento annuale dell’inflazione rappresenta un’ulteriore conferma della persistente pressione inflazionistica nell’economia italiana.
L’Istat ha precisato che la fase di rientro dell’inflazione si è interrotta, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati. Questo fenomeno ha contribuito in maniera significativa all’incremento dell’indice dei prezzi al consumo. Al contrario, i prezzi dei prodotti alimentari lavorati e non lavorati hanno registrato una decelerazione.
Prezzi del “carrello della spesa” e settore alimentare
Si evidenzia un’accentuazione della decelerazione dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” ad aprile. Questo carrello comprende beni alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona. Nel mese scorso, l’indice ha registrato un aumento del 11,6%, in calo rispetto al +12,6% di marzo.
L’Istat ha specificato che nel settore alimentare si è verificata un’attenuazione della crescita sia per i prezzi dei prodotti lavorati (da +15,3% a +14,0%), sia per quelli dei beni non lavorati (da +9,1% a +8,4%).
Cause dell’accelerazione del tasso di inflazione
L’aumento del tasso di inflazione è principalmente dovuto all’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%) e dei servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Questi effetti sono stati solo parzialmente compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli dei prodotti alimentari lavorati (da +15,3% a +14,0%) e non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%).
L’Istat ha inoltre precisato che l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, ha registrato un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,4% a +6,3%.
Andamento congiunturale dell’indice generale e dell’Ipca
L’aumento congiunturale dell’indice generale dei prezzi al consumo si deve principalmente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,4%), degli energetici non regolamentati (+2,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli alimentari lavorati, dei beni non durevoli e dei servizi vari (tutti e tre a +0,5%). Tuttavia, tali effetti sono stati solo parzialmente compensati dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-19,6%).
Inoltre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) ha registrato un aumento dello 0,9% su base mensile, superando l’incremento del NIC. Questo è stato causato dalla fine dei saldi stagionali prolungatisi anche nel mese di marzo.
Cause del riaccendersi del carovita ad aprile
Secondo l’Istat, il riaccendersi dell’inflazione ad aprile è principalmente causato dall’accelerazione dei prezzi delle divisioni di spesa che includono i prodotti energetici, come l’abitazione, l’acqua, l’elettricità e i combustibili (da +15,1% a +16,9%) e dei trasporti (da +2,6% a +5,1%). A questi si aggiunge un’accelerazione più contenuta dei prezzi di ricreazione, spettacoli e cultura (da +3,9% a +4,9%), dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +8,0% a +8,4%) e degli altri beni e servizi (da +3,8% a +4,4%). Queste dinamiche sono state solo parzialmente compensate dalla decelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +13,2% a +12,1%), di mobili, articoli e servizi per la casa (da +7,8% a +7,4%) e delle comunicazioni (da +0,9% a +0,4%).
L’inflazione acquisita per il 2023
L’Istat ha riportato che l’inflazione acquisita per il 2023 è pari al +5,3% per l’indice generale e al +4,5% per la componente di fondo. Questo indica che l’inflazione si è mantenuta ad un livello elevato nel corso dell’anno in corso.
In conclusione, l’indice dei prezzi al consumo ha evidenziato un aumento dell’8,2% su base annua ad aprile, sebbene la stima preliminare fosse leggermente più alta. Questo aumento è principalmente attribuibile all’incremento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e dei servizi ricreativi. Tuttavia, si è registrata una decelerazione dei prezzi nel settore alimentare. L’analisi dell’andamento congiunturale dell’inflazione ha mostrato un aumento dei prezzi dei trasporti, dei servizi ricreativi e dei beni non durevoli, compensati in parte dalla diminuzione dei prezzi degli energetici regolamentati.
La persistente pressione inflazionistica rappresenta una sfida per l’economia italiana, poiché l’aumento dei prezzi può incidere negativamente sul potere d’acquisto dei consumatori e sull’equilibrio economico generale. L’accelerazione dell’inflazione è stata principalmente guidata dai prezzi energetici non regolamentati, che hanno subito un significativo aumento. Questo impatta direttamente sui costi di produzione per le imprese e può portare a un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi offerti ai consumatori.
Tuttavia, è importante sottolineare che il rallentamento nei prezzi dei prodotti alimentari lavorati e non lavorati ha contribuito a limitare l’accelerazione dell’inflazione. Questo può essere considerato un aspetto positivo per i consumatori, poiché i prezzi dei generi alimentari rappresentano una componente significativa delle spese familiari.
L’ISTAT ha inoltre evidenziato che l’inflazione di fondo, escludendo gli alimentari freschi e gli energetici, ha subito un lieve rallentamento. Questo indica che, al di là delle oscillazioni dei prezzi dei beni energetici, vi è una tendenza generale all’aumento dei prezzi su base più stabile.
Per quanto riguarda l’andamento congiunturale, i prezzi dei trasporti e dei servizi ricreativi hanno mostrato un aumento significativo ad aprile. Ciò può essere attribuito a diversi fattori, come l’incremento dei costi del carburante e dei servizi legati al tempo libero e all’intrattenimento.
In definitiva, l’analisi dell’inflazione rivista al ribasso per aprile evidenzia l’importanza di monitorare attentamente l’andamento dei prezzi e le sue implicazioni sull’economia e sui consumatori. Le dinamiche dei prezzi energetici, dei prodotti alimentari e dei servizi giocano un ruolo cruciale nella determinazione dell’inflazione complessiva. Mantenere un equilibrio tra l’aumento dei prezzi e la sostenibilità economica rappresenta una sfida per le autorità economiche e per le imprese, al fine di garantire una crescita stabile e una situazione finanziaria sostenibile per tutti i settori della società.